La città dei vivi, la città dei morti
Il Cimitero Monumentale di San Cataldo è un grandioso complesso architettonico formato dal cimitero monumentale realizzato da Cesare Costa a metà Ottocento, dal cimitero ebraico del 1903 e dall'ampliamento progettato da Aldo Rossi e Gianni Braghieri a seguito del concorso del 1971.
I lavori di questa parte, concepita da Rossi come una sorta di “città dei morti” composta da diverse forme geometriche elementari proseguono fino al 1984, realizzando circa un terzo del progetto complessivo. Meta di appassionati di architettura di tutto il mondo, diventato iconico anche per le struggenti fotografie che gli ha dedicato Luigi Ghirri, il cimitero di Aldo Rossi è rimasto incompiuto.
Attingendo alla documentazione storica e architettonica sul cimitero conservata negli archivi cittadini, il progetto costruisce un itinerario di visita all'interno del cimitero, costruito su due modalità principali di fruizione:
- una mappa interattiva che evidenzia i luoghi attraversati nella quale si possono visualizzare documenti d'archivio, fotografie, materiale audiovisivo o leggere approfondimenti;
- una guida sonora attivabile tramite Qrcode in corrispondenza degli ingressi, da ascoltare in cuffia per non interferire con l'atmosfera di silenzio del posto. La guida è comunque attivabile sulla mappa in corrispondenza di qualsiasi stazione intermedia;
La guida sonora storico-architettonica del Cimitero Monumentale ha inizio all'ingresso situato su Piazza Setti (lato fiorai) ed è arricchita dalle voci delle persone che oggi abitano nel cimitero, testimoni della storia e delle vicende della città: Enzo Ferrari, costruttore automobilistico, Virginia Reiter, attrice, Alberto Braglia, ginnasta olimpico, Corassori, sindaco della Liberazione, saranno gli illustri cittadini che racconteranno il cimitero monumentale del Costa;
La guida sonora del cimitero di Aldo Rossi ha inizio in corrispondenza del porticato di separazione tra il cimitero storico e il cimitero nuovo che viene raccontato dalla voci di persone comuni, esprimendo quell'idea di città dell”infraordinario” di Perec, in cui lo sguardo si ferma sui bordi, sulla eccezionalità delle storie comuni capaci proprio per il loro carattere ordinario di diventare di tutti e che trova corrispondenza nell'idea architettonica del progettista e nella costruzione della sua "città dei morti".
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